Siamo nel 2004. Il GAOM sta costruendo a Shashemene, in Etiopia, 110 case per i lebbrosi nel centro della città-baraccopoli, con l’obiettivo di dar loro una dimora e di aiutarli ad integrarsi nella società. Sempre a Shashemene nello stesso anno, Padre Silvio Sordella, missionario della Consolata e fidatissimo amico del GAOM, acquista una casa, con l’intento di accogliere in un luogo sicuro ragazzi di strada e di famiglie in difficoltà.
Il cammino di Casa Famiglia inizia da qui.
Chi sono i ragazzi di strada? Sono minori senza famiglia, né casa, né soldi, soli e poverissimi, che vivono di quello che trovano: molti di loro dormono insieme, proteggendosi l’un l’altro, lungo il fiume, fra le baracche, dove c’è chi affitta degli stracci per la notte a 25 centesimi di birr.
Alcuni di loro sono scappati da casa all’età di cinque anni, perché subivano gravi violenze. Altri sono stati rapiti dalle loro capanne a due o tre anni, e sono stati allevati fino a quando non hanno avuto l’età minima per essere forzatamente mandati ad elemosinare.
C’è chi è stato venduto dai genitori perché la famiglia era troppo povera per sopravvivere. C’è chi, per poter mangiare, va a cercare qualche avanzo nella discarica della baraccopoli, chi chiede la carità per le strade di Shashemene e dei dintorni, chi si arrangia come può, spesso con espedienti.
A volte gli adulti benestanti, che hanno piccoli negozi o ristoranti, approfittano del loro essere affamati e indifesi, e vendono loro bocconi del cibo avanzato dalle consumazioni.
Padre Silvio, dunque, li accoglie nella sua Casa Famiglia. Dà loro un tetto sicuro, due pasti al giorno, libri e quaderni per andare a scuola, cure e medicine in caso di malattia. Li rende tutti fratelli, se ne prende cura e diventa per loro, un Padre. Per 11 anni. Ma nell’ottobre del 2015, Padre Silvio muore dopo una lunga malattia, e decide di lasciare Casa Famiglia in “eredità” al GAOM, certo di trovare nei volontari del Gruppo l’onestà, il senso di responsabilità e l’affetto necessari per accompagnare alla maggiore età i “suoi” bambini.